Bruno Bini quadro

Bruno Bini firma

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A BRUNO BINI

Un uomo profondamente uomo, un artista
che ha sublimato i travagli, le sofferenze, le sconfitte
e le rare vittorie in documenti d'arte dove trovano sintesi felice la materia, i sentimenti, il possesso
e la trasformazione di ciò che va rappresentando.
Mi son passati fra le mani tanti suoi telai freschi di colore, dove i soggetti si estendevano a pieno campo, quasi da proseguire sui bordi macchiati. L ì palpavi l'ansia dell'affista l'insofferenza dello spazio, I'esplosíone della materia, i/ concerto dei colori.
Su tutto regna la plasticità del mestiere nato autodidatta e perciò fresco, imprevedibile, affinato dal costante vedere
e rielaborare, dove il cromatismo la fa da padrone
e chiude in bellezza la sinfonia delle forme, siano esse figure tristi o paesaggi baciati dal sole. Quel sole che illumina il lavoro di Bini
e lo fa vivere ben oltre il tempo di una mostra,
e mutarsi ogni giorno per chi lo vuol leggere con gli occhi di chi vuol capire.
Giorgio Balbo - Savona, 15 giugno 1986

GUGLIELMO BOZZANO
Caro Bruno,
credo che tu abbia molto guardato e sofferto prima ancora di prendere in mano i pennelli. Come avresti potuto altrimenti dipingere, e rendere così dolorosamente veri, quei tuoi bambini pallidi e gli autoritratti tristi!
All'età del "Garzoncello scherzoso" tu avevi già il viso segnato e la bocca piegata di chi sempre trangugia amarezze. Si direbbe che la pittura, più ancora che una vocazione, è stata per te una vera fatalità. Povero come i pittori da leggenda, senza mezzi, senza scuole, origliavi alle porte degli studi, disegnavi sui muri e le porte di casa. Così ti ho conosciuto e ti sono diventato compagno. Insieme abbiamo rifatto le strade del nostro paese, le spiagge e le campagne. Ricordo il piacere che si provava a guardare la gente per strada e talvolta a seguirla, e poi le lunghe giornate di noia che ci chiudeva in casa senza conforto.
Persino le nostre camere somigliavano: coi quadri stretti fra il letto e il muro; e anche tu, mi dicevi, spalancavi le finestre, la sera, per fare uscire l'odore dei colori prima di andare a dormire.
Dovrei ora parlare dei tuoi quadri ma preferisco lasciarli giudicare agli altri, così, senza la pretesa di voler masticare i bocconi a nessuno.
Giacchè si tratta almeno una volta di pittura genuina, dove l'autenticità del fondo non è oppressa e svisata, già sul nascere, dal convenzionalismo delle varie estetiche alla moda.
Tuo Guglielmo Bozzano
Varazze, Settembre 1958

La pittura di Bruno Bini è precoce e triste come la natura di un ragazzo senza studi messo a lavorare troppo presto. Nato in un paese impervio, cresciuto in un ambiente che non ha niente da invidiare a quello di Utrillo, deve dipingere quasi di nascosto come se commettesse un fallo o un sopruso. Frequenta le osterie e gli ospedali, dipinge gli ubriachi che si sganasciano dalle rise, i pazzi che lo guardano con sospetto. Una sorta di umile destino presiede alla scelta dei suoi soggetti: le strade, le case, i muri "spremono tedio", i fiori sono secchi. Quando è contento la sua è una felicità accorata; quando è triste beve.Come un ex marinaio che ha perduto il libretto di navigazione e con esso i suoi diritti umani. Queste cose che, lette o viste al cinema, potrebbero commuovere, sappiamo che, in realtà, non interessano nessuno; tanto meno che, come certi critici, è abituato ad alternare l'ingiustizia delle indulgenze con l'ingiustizia dei rigori. Per questo Bruno Bini vuole mostrarsi al pubblico solamente con la sua opera, che vale, e non con la sua persona. Un essere, secondo noi, straordinario in questi tempi di industria pittorica, di non poesia.
Guglielmo Bozzano
Genova, novembre '64.

AURELIO T. PRETE
Pure essendo nato sulla riviera ligure, Bruno Bini presenta un'arte che rammenta, e non poco, i toscani. Venuto da un amore per la natura, Bini sente che la pittura non è soltanto la felice traduzione di quanto ci circonda, bensì, la trasfigurazione poetica di uomini e cose nella peculiare ricerca dell'artista. E vi riesce sia per scioltezza nel tracciato grafico che per quella sinfonia armonica che regge la sua tavolozza. Pittura pastosa, questa, che par la di dentro, che esalta valori umani che innalza i soggetti descritti portandoli in un'atmosfera lirica e quanto mai suadente.
Aurelio T. Prete
Roma 6 Aprile 1969

BRUNO ROSAI

Caro Bini,
è con molto piacere che io vengo incontro al Suo desiderio di avere da me due parole di introduzione alla Sua mostra alla quale auguro davvero di tutto cuore, non dico un successo di mera cronaca mondana, ma che qualcuno, tra i più capaci di avvertire l'autentico travaglio dell'artista, si fermi ai Suoi lavori e vi scorga il segno che distingue la vera poesia da quella che poesia non è. Rammento d'aver parlato a lungo di Lei col comune amico, il pittore Guglielmo Bozzano, così pensoso e commosso verso di Lei e la Sua pittura, e mi colpì (perchè mi sembrò che delineasse chiaramente il Suo modo d'essere), quando a conclusione del nostro discorso, La definì "pittore inevitabile".Infatti io considero insopprimibile la Sua vocazione artistica, che ho avuto modo di osservare da vicino e con amorosa attenzione in altri tempi, e credo che col Suo lavoro e con il continuo sacrificio riuscirà a diffondere questa opinione di sè, anche al di fuori della cerchia degli amici fedeli. Nella Sua pittura io ho sempre apprezzato la scontrosa tenerezza con cui abborda i Suoi soggetti, sia i paesaggi che le figure, il disprezzo degli effetti facili, l'ostinazione nel rendere stati d'animo intricati e complessi attraverso strutture semplici e limpide. Inoltre io so che quell'agitazione di spirito, che è il fermento della Sua pittura, Le ha reso finora la vita tormentata e particolarmente difficili le consuete relazioni umane. Ma col raggiungimento di un superiore equilibrio e con lo svolgersi naturale degli avvenimenti, Le si paleserà un po' alla volta anche quella cordialità e quella capacità di comprensione, che c'è in molti uomini e che Lei si merita.
Bruno Rosai
Firenze, Novembre 1964

ELISEO SALINO

In un'epoca così travagliata e vertiginosa, dove l'Artista sembra travolto dalle conquiste della civiltà, e in questa va cercando nuove ispirazione, senza trovare altro che arida tecnica senza poesia, Bruno Bini, si aggrappa allo scoglio salvatore della vecchia natura. Le vecchie case della periferia, le mura ammuffite e stanche dei piccoli villaggi, le piazze piene di sole e di ombre: le verdi campagne o la distesa spuma del mare al di là del piccolo porto, che egli dipinge nei suoi quadri, ci dicono che le vere e inesauribili fonti della poesia sono ancora quelle delle cose che ci circondano, delle cose della natura, ancora cariche di umanità è che è vano cercare la soddi sfazione dello spirito nel cootico tumultato della tecnica moderna.
Eliseo Salino
Albisola, 21 Settembre 1965

LUIGI PENNONE

Se nel mondo contemporaneo molti illusi cerebrali, vanno conclamando la morte dell'arte, la salvezza, come sempre, ci viene dalla provincia. E' il caso di Bruno Bini un artista quarantenne che entra oggi nella sua alta stagione dopo un quarto di Secolo di pittura - pittura. E' un lirico, strugente, inventore di forme e colori, di fi- gurini e di cose e di case, di mare e di cielo che, saldamente ancorato alla più limpida tradizione figurativa ci racconta il mondo, il "suo" mondo con personalissima voce.
Luigi Pennone - 12 Giugno '72

Nel contesto della più pura tradizione figurativa, si muove l'opera di Bruno Bini, un pittore che da anni seguiamo con attenzione, e che consideriamo ormai come un "petit-maitre" della pittura ligure. Padrone assoluto del mezzo espressivo ed inventore felice di un segno e di un colore di toccante lirismo, Bini persegue un suo intimo ed affettuoso colloqui col cielo, col mare, con la terra, con gli alberi, con le varie "presenze" del mondo, ricreate e trasfigurate col prisma di una poesia che è viva in lui prima di trasfondersi nelle "cose viste"....
Luigi Pennone - 3 Marzo 1975

CARLO DE BENEDETTI

Bruno Bini sta vivendo la stagione magica della maturità, che unisce e fonde le esperienze umane a quelle d'artista. Ha cinquant'anni con al suo attivo una milizia d'arte ormai trentennale. Le sue esposizioni nel mondo difficile,non privo di contrasti, delle mostre liguri risalgono agli anni 1952/1953. In breve la sua area come pittore si allarga, è presente nelle rassegne regionali, nazionali ed all'estero. La Biennale Romana del 1969 corona questo ciclo intenso di attività alla ricerca di una particolare individualità, come pittore, come artista, come uomo.
Figurativo, nella dimensione classica del termine, Bruno Bini tende a risolvere il problema della rappresentazione, che si pone ad ogni pittore, in una aderenza cromatica al soggetto: sia paesaggio, sia natura morta, sia figura. Dà vita ad un modulo figurativo vario, elastico, vibrante di accensioni coloristiche nella sua linea di sviluppo. Una pittura, dunque, di qualità, che ha il privilegio raro di evitare in partenza lo schema della formula ripetitiva monotona, applicativa per pigrizia mentale e scarsità di vena ispirativa.
L'alto livello raggiunto non tarda ad ottenere riscontro in una serie di riconoscimenti nelle più prestigiose rassegne in Italia ed all'Estero. La critica più qualificata è stata larga di consensi nei confronti delle opere esposte in questo lungo arco di attività trentennale, che approda, ora, alla pienezza di un linguaggio figurativo, cromatico, interpretativo di sicuro segno.
Carlo De Benedetti
Varazze li 17 Giugno 1981


Bruno Bini pittore italiano

E VARAZZE .... UNA STORIA D'AMORE ....

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